PARLIAMO DI INTELLIGENZA

L’intelligenza costituisce uno dei temi studiati più precocemente nell’ambito della psicologia scientifica.
Con il termine intelligenza, in senso psicologico generale
, si intende quel processo mentale che permette di: acquisire nuove idee e capacità, elaborare i concetti e i dati dell'esperienza, risolvere in modo efficace diversi tipi di problemi, adattarsi all’ambiente e modificarlo a proprio vantaggio, fare scelte logiche e consapevoli, capacità se esprimersi e farsi capire.. Tuttavia, il concetto è molto ampio, sicché non esiste una definizione univoca e accettata universalmente; ogni spiegazione risente sempre dell'orientamento di pensiero di chi la formula.
A seconda degli orientamenti l’intelligenza è stata considerata un fattore unitario o l’insieme di differenti fattori, ereditaria quindi immodificabile o acquisita con l’educazione, definibile in base al funzionamento dei processi di base o riferita ai processi di ordine superiore.
STORIA
Uno dei pionieri della psicologia sperimentale fu l’inglese Francis Galton (fine 800). Egli partiva dall’assunto di base che l’intelligenza fosse una qualità del sistema nervoso, ereditaria e immodificabile. Fortemente interessato al miglioramento della razza ed alla selezione di una élite intellettuale, è stato il fondatore di una nuova disciplina da lui denominata eugenetica. Nel suo laboratorio di Antropometria misurava varie caratteristiche fisiche e mentali (motorie e sensoriali) che riconduceva al livello intellettivo di ognuno.
Alfred Binet insieme a Theodore Simon ebbe il compito di individuare i bambini meno dotati intellettivamente con l’obiettivo di inserirli in classi speciali. Egli mise a punto una scala che valutava le prestazioni di ogni bambino confrontandole con quelle dei suoi coetanei in modo da poter dire se fossero medie, superiori o inferiori. In base a questo si stimava l’età mentale del soggetto, che corrispondeva alla capacità di rispondere correttamente a tutte le prove previste per una determinata fascia d’età. (Scala Standford-Binet come adattamento 1916)
Successivo al concetto di età mentale quello di quoziente intellettivo coniato da William Stern. QI è il rapp aritmetico moltiplicato per 100 tra l’età mentale e l’età cronologica. I punteggi del QI vengono rappresentati da una curva statistica gaussiana che ha come media 100 e come ds 15. Il concetto di età mentale è adatto alla misurazione dell’intelligenza durante lo sviluppo ma non era valido per i soggetti adulti. Per rilevare l’intelligenza negli adulti bisogna rapportare la prestazione singola con quella della popolazione di riferimento.
David Wechsler (anni ’30) elaborò la scala WAIS rilevando le prestazioni medie della popolazione statunitense adulta in abilità verbali e di performance. Il profilo che ne risulta è multifattoriale perché dato da più sottoscale ognuna delle quali definisce una abilità specifica. Le scale wechsler permettono di conoscere non solo l’aspetto quantitativo dell’intelligenza ma anche quello qualitativo.
Charles Spearman (anni ’30) mise a punto una tecnica chiamata analisi fattoriale che gli permise di individuare un fattore chiamato “G” ovvero di intelligenza generale. Fattore che giocherebbe un ruolo in ogni attività mentale per quanto diversa o specifica.
Thurstone concluse che l’intelligenza è la somma di capacità differenti.
•Teorie sull'intelligenza
Nell’uso psicologico del termine si possono distinguere quindi due indirizzi fondamentali:
L’approccio statistico, prevalentemente interessato alle differenze individuali nel rendimento intellettivo, si pone il quesito se l’intelligenza è una capacità globale o pluridimensionale. Questo approccio ha portato all’elaborazione dei test d’intelligenza.
L’approccio qualitativo, che allo studio delle differenze individuali antepone l’analisi dei processi intellettivi all’interno dell’individuo, in quanto è interessato a verificare come essi cambino qualitativamente durante lo sviluppo e a far emergere i fattori che influiscono su essi. Ha il suo maggior esponente in Piaget.
TEORIA 1 L’approccio statistico all’intelligenza
a) I test d’intelligenza
“Scala d’Intelligenza Stanford-Binet”,
“Wechsler Adult Intelligence Scale”, W.A.I.S. (16 anni in poi), W.I.S.C. (5-16 anni), WIPPSI (4-6 anni). Scala verbale (subreattivi: cultura generale, comprensione, memoria cifre..), di performance (subreattivi: riordinamento figure, completamento figure, disegno con cubi...). Punteggio ad ogni subreattivo in base a numero risposte esatte e in alcuni subreattivi velocità, sommando punteggi ogni subreattivo ottengo un QI verbale ed un QI di performance. Imp profilo intelligenza, quindi applicazioni cliniche, aree di deterioramento mentale, inferenze su tratti psicopatologici.
Brunet, Lèzine, “Scala di sviluppo psicomotorio della prima infanzia” (da 1 mese)
Matrici progressive di Raven, meno legato a fattori culturali e verbali, figure cui manca una perte, indicare qual è quello che completa figura tra quelli dati.
b) I test di abilità specifiche (o attitudinali)
individuano abilità specifiche (comprensione verbale, ragionamento aritmentico, visualizzazione spaziale, memoria associativa..).
Test di profitto filone più specifico.
c) I metodi fattoriali
I primi studi fattoriali (ovvero basati sulle correlazioni tra vari test e sull'individuazione di fattori ad essi comuni) sull'intelligenza sono legati al nome di Spearman; Secondo Spearman, dal momento che i test sono positivamente correlati tra loro, se ne deduce che i risultati delle prove dipendono da fattore in comune. Egli ipotizzò l'esistenza di un "fattore g", cioè di una capacità di ragionamento generica, innata e non modificabile dalla scolarizzazione, a sua volta in grado di attivare dei fattori specifici "s" (ad es., riuscire in un compito di ortografia), invece incrementabili con mezzi educativi.
Negli anni '50, Cattel riprese il modello fattoriale, ma lo integrò con le ricerche sui fattori culturali ed educativi, quali condizioni modulanti lo sviluppo cognitivo. Diversa intelligenza genetica potenziale, da sua realizzazione attraverso interazioni con ambiente; distingue tra intelligenza fluida (basata su capacità percettive, di apprendimento) e cristallizzata (stabile in vecchiaia, dipende da conoscenze acquisite)
Modelli più recenti Guilford strutture intelligenza descritta in base a tre dimensioni, (operazioni, contenuti, prodotti). Riporta attenzione su pensiero divergente pensiero, soluzioni creative ed originali
Il pregio dell'analisi fattoriale dell'intelligenza, consiste nel fatto che, grazie ad essa, è possibile descrivere il profilo delle abilità di un soggetto e fare previsioni sul suo successo scolastico e professionale.
Howard Gardner sostiene una posizione decisamente contraria a quella del fattore g di intelligenza. Al contrario egli sostiene l’esistenza di molte intelligenze, competenze umane in gran parte autonome.
Questi assunti si basano sull’osservazione di soggetti molto carenti in alcune aree ma brillanti in altre. Un altro argomento poggia su dati neuropsicologici: in seguito a danni encefalici i pazienti potevano mantenere intatte alcune capacità e perderne del tutto altre.
suo elenco delle forme d’intelligenza comprende:
Intelligenza linguistica, musicale, logico-matematica, spaziale, corporea cinestesica, personale ed interpersonale.
Gardner sostiene che i risultati eccezionali, in campo intellettivo, sono ottenuti quando il potenziale innato è plasmato da pratiche educative e da una cultura che si accordano con le preferenze individuali, in un processo in cui certe attività modulari e specifiche interagiscono in compiti complessi e sono mobilitati insieme con altre attività con fini creativi. Quindi secondo Gardner ogni persona è una configurazione unica, che risulta da una particolare combinazione tra abilità innate ed ambiente favorevole, in cui i talenti specifici si sviluppano attraverso l’organizzazione di conoscenze e spesso con anni di sforzi durissimi.
- Goleman ha proposto il concetto di intelligenza emotiva, che rientra nel dibattito sull’intelligenza multicomponenziale di Gardner. Secondo Goleman l’intelligenza emotiva coinciderebbe con alcune capacità: conoscenza delle proprie emozioni, controllo e regolazione delle proprie emozioni, riconoscimento delle emozioni altrui, capacità di sapersi motivare, gestione delle relazioni sociali fra gli individui e nel gruppo.
Questo costrutto ha visto importanti risvolti sul piano applicativo: infatti alcuni programmi per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva hanno portato in alcune scuole americane ad una sensibile diminuzione dei comportamenti delinquenziali e ad una maggior risoluzione pacifica dei conflitti (alcune tecniche utilizzate in questi programmi Il più recente contributo riguarda l’Intelligenza Ecologica.
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TEORIA 2 L’approccio qualitativo (Piaget)
Piaget dimostrò innanzitutto l'esistenza di una differenza qualitativa tra le modalità di pensiero del bambino e quelle dell'adulto e, successivamente, che il concetto di capacità cognitiva, e quindi di intelligenza, è strettamente legato alla capacità di adattamento all'ambiente sociale e fisico. Ciò che spinge la persona a formare strutture mentali sempre più complesse e organizzate lungo lo sviluppo cognitivo è il fattore d'equilibrio, «una proprietà intrinseca e costitutiva della vita organica e mentale». Lo sviluppo ha quindi una origine individuale, e fattori esterni come l'ambiente e le interazioni sociali possono favorire o no lo sviluppo, ma non ne sono la causa (al contrario, ad esempio, di ciò che pensa Vygotskij).
1) Natura attiva intelligenza: conoscenza = no registrazione passiva, ma attività del sogg. sulle cose, azioni fisiche e simboliche, interazione fra strutture mentali del sogg. e realtà che porta ad una trasformazione dell’oggetto.
2) I sistemi cognitivi non sono innati (Gestalt) nè appresi attraverso esercizio di registrazione sempre più fedele della realtà già costituita (comportamentismo), ma sono costruiti attraverso l’interazione con l’ambiente, ogni nuova struttura nasce da quella precedente e ne genera altre fino alla formazione di strutture logiche  nei bambini sono nell’azione, negli adulti nel pensiero. Ci sono quindi una serie di fasi nello sviluppo cognitivo. Ogni fase caratterizzata dal sistema di strutture elaborate. L’ordine di successione delle fasi è uguale per tutti, ma non tutti percorrono l’intero iter evolutivo (alcuni ritardi o interruzioni).
3) Natura adattiva intelligenza: alla base dell’intelligenza tendenza ad adattamento e organizzazione.
Adattamento avviene tramite l’assimilazione (interiorizzazione del dato esterno secondo l’organizzazione o schema già esistente, permette di conoscerlo, di attribuire significato) e l’accomodamento (trasformazione dello schema per adattarla all’ambiente). Imp. soluzione disputa componenti innate o ambientali, modello attivo ma anche adattivo.
Organizzazione risulta proprio dal coordinamento tra schemi e ambiente, realizzato grazie a meccanismo di equilibrazione che avviene tramite l’autocorrezione degli errori. Omeostasi equilibrio tra assimilazione e accomodamento.
4) Ricerca epistemologica: parallelismo studio dello sviluppo e oggettivazione strutture conoscenza nell’uomo e nelle scienze. Es. in entrambi si passa da interpretazione magica fenomeni naturali ad una causale, si passa dal qualitativo al quantitativo ecc.